Evanescenze in Rosa
La rappresentazione fotografica che prediligo e che genera in me emozioni profonde e durature è rappresentata dal “mosso”. Sarà forse per la sua capacità di sintetizzare lo scorrere del tempo che si concretizza nel senso di movimento racchiuso in un unico fotogramma, sarà che il movimento mi appare l’anelito incontenibile della vita stessa, la manifestazione visibile di una sorta di “aura vitale” delle cose rappresentate. Nella forma imperfetta e imprecisa di un “mosso” percepisco una sorta di familiarità nella quale risiede tutta la nostra stessa imperfezione. La raffigurazione dell’indefinito, con le sue forme oscillanti ed eteree, con la sua dimensione temporale fluttuante dove ogni cosa è presenza e assenza allo stesso tempo, crea l’illusione dell’infinito. È una sorta di infinito rappresentabile, concepibile. E ne conserva intatto il mistero.